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A ciascuno il suo…

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A ciascuno il suo…

Nella letteratura italiana moderna, Sciascia ha un posto di rilievo, perché con i suoi romanzi, spesso crudi, ha affrontato tematiche difficili, mettendole direttamente in faccia alle persone.
Di fatto, il mettere la realtà in faccia alla gente, è tutt’altro che facile, e non si esaurisce nel semplice dire : ”Guarda che è così”, ma richiede la capacità di portare l’individuo a verificare la realtà per come essa è, utilizzando quei processi logici, a me tanto cari, che vengono vissuti sempre più spesso in maniera traumatica dal diretto interessato.
Il Natural Bodybuilding Agonistico
Di tutti gli sport che seguo come preparatore, questo rappresenta in assoluto il più complicato, per la necessaria armonia e sincronia, tra alimentazione ( che io non seguo), allenamento e recupero. Eppure risulta al tempo stesso il più semplice per i principi logici da dover:
  • Vuoi essere tirato? Quindi devi alimentarti in una specifica maniera
  • Vuoi avere energia per affrontare le necessarie sedute di allenamento? Quindi devi recuperare tra le sedute in una determinata maniera
  • Vuoi arrivare in gara con la muscolatura più ipertrofica, qualitativa e simmetrica possibile? Quindi devi allenarti di conseguenza….
E purtroppo, proprio sul terzo punto, che è di una semplicità e di una logica lampante,  con mio sommo dispiacere noto che regna la più grande irrazionalità, con sistemi di allenamento, promossi tra l’altro da persone eccezionalmente preparate sull’alimentazione, che nulla hanno a che vedere con le reali esigenze di QUESTO sport. Ed è un peccato, perché a farne le spese non sono gli atleti più dotati,  ma quelli che affrontano il tutto con maggiore difficoltà, magari a causa di una struttura meno fortunata.
Attenzione… non ho scritto genetica sfortunata….e spiego perché: chi nasce con una genetica fortunata, è chi nasce bello, alto, magro, naturalmente muscoloso, intelligente e con un bel portamento, e di solito chi nasce così non perde tempo su un  palco di bodybuilding, ma passa direttamente alle sfilate di Pitti Uomo.
Tutte le altre sono genetiche normali, nate per fare tutt’altro, e solo qualora vi sia talento e volontà, ne può uscire un campione di qualcosa.
La logica dell’estetica
Parlare di Natural Bodybuilding, significa parlare di uno sport dove, escluso a priori l’utilizzo di qualsiasi sostanza dopante, l’unica scelta è quella di allenarsi per raggiungere al meglio i canoni estetici che necessitano alla competizione ( e fin qui, siamo tutti d’accordo). Di conseguenza, potremo avere massimali fantastici nelle tre alzate, una forza erculea tale da piegare chiodi o sbarre di ferro con le nude mani, ma…se tutto questo non avrà portato i nostri muscoli a corrispondere ai canoni di cui sopra, o addirittura alterato il nostro aspetto, in verità avremo perso solo tempo, e saremo ancora più distanti dall’obbiettivo.
Di fatto la logica dell’estetica è semplice, e prevede di lavorare….per raggiungere il risultato estetico.
Ora, se si pensa di interpretare il risultato estetico come la risultante tra le masse di un pesista e la definizione di un maratoneta, purtroppo continuiamo a sbagliare. Perché il risultato estetico che un body builder deve perseguire, è esattamente il corpo di un body builder. Quindi parliamo di simmetria tra le masse muscolari, di qualità di sviluppo muscolare, e di definizione atta a rendere sì la pelle il più sottile possibile, ma non tanto da danneggiare poi i volumi per cui abbiamo duramente lavorato.
Simmetria e punti carenti
Per precisa scelta, in questo articolo gradirei affrontare questo importante argomento, perché risulta il più bistrattato da tanti colleghi allenatori, e perché, ahimè, è in verità il metro in base al quale il lavoro di un allenatore va giudicato.
Ho sempre detto, a chi mi conosce, appena finita la gara, di esaminare con attenzione i punti carenti riscontrati, e di conseguenza il grado che hanno avuto questi nel penalizzare la simmetria. Ed ho anche detto, sempre appena finita la gara, di incominciare a lavorarci sopra immediatamente, in modo da risolvere il problema a caldo, e potersi poi dedicare alle successive fasi della preparazione. Sembra logico, no?
Eppure, chi invece non mi conosce, o anche chi non mi ascolta, fa l’esatto opposto a quello che la logica suggerisce, e quindi ricomincia ad allenarsi dando prevalenza ai gruppi muscolari già sviluppati, continua a trascurare i punti carenti, tenta di rimediare alla bell’e meglio sotto gara, ed alla seguente competizione si presenta come se non peggio della precedente.
Mi rendo conto che posso risultare antipatico a far notare certe cose ma, voi conoscete qualcuno che continua a mangiare in un ristorante dove si paga tanto e si mangia male? No..? E allora che senso ha farsi allenare da chi NON è in grado di notare QUALE lavoro deve essere fatto per primo? È come andare dal meccanico con la frizione che non funziona bene, lasciargli la macchina per 2 settimane, pagare, ed uscire dal garage con la frizione che CONTINUA a non funzionare…
Penso e sostengo, che la valutazione estetica di un atleta non sia poi così difficile da effettuare. Di base, a parte alcuni individui, la maggioranza degli atleti natural in gara palesa sempre i soliti punti carenti quali deltoidi nella porzione posteriore, spessore ed ampiezza della schiena , bicipite femorale e , ahimè, i polpacci. E penso e sostengo che, portare in gara un atleta con quadricipiti sempre più grossi, pettorali sempre più spessi e trapezi sempre attaccati alle orecchie, ma sempre e comunque con le carenze di cui sopra, sia alla fine  prendere in giro l’atleta stesso.
E questo significa solo voler allenare un atleta con un bagaglio di esercizi talmente ristretto, tale da ripetere lo stesso errore in continuazione, e sicuramente su più atleti.
Esistono metodi di allenamento per prevenire quanto sopra? Certo ! Ma bisogna sapere come fare ed operare delle scelte precise.
Ed è per questo che mi riallaccio al titolo di questo articolo…
Ad ognuno il suo: ogni gruppo carente necessita di un esercizio specifico per essere migliorato, ed è inutile pensare che un esercizio complesso possa comunque risolvere la situazione….perchè se non c’è riuscito fino ad ora, non è certo aumentando a uffa i carichi che ne otterremo qualcosa.
Quando tempo fa, Riccardo Grandi ha presentato in un video per la Project Invictus, in cui illustrava degli esercizi che avevamo utilizzato in preparazione, qualcuno ha sollevato il problema che inserire degli esercizi in più nella propria routine non era possibile, che gli avrebbe portato via del tempo e che non aveva idea di come fare.

Ma questo è il problema della scelta: o cominci a fare quello che ti serve, o continui ad aggravare una lacuna che stenterà a colmarsi. Quanti ragazzi mi hanno detto che non sapevano dove inserire il lavoro per la porzione posteriore dei deltoidi, perché dovevano “spremersi” nelle distensioni tipo Military…? Eppure quante spalle “a bottiglia” continuo a vedere…?
Ma quando ho avuto l’opportunità di affrontare il discorso con Francesco Currò, notando che un modello presente in una nota pubblicità, aveva i deltoidi posteriori talmente sviluppati, da farli sembrare “quadrati” lateralmente e frontalmente, lui stesso mi confermava il fatto che, aumentando il lavoro dei suoi atleti su questa area, le loro apparizioni in posa frontale miglioravano sensibilmente.
E questo cosa vorrebbe dire? Che per migliorare le spalle dovremmo addirittura smettere di eseguire le distensioni e concentrarci solo sulla porzione posteriore…????
SI, o almeno fino a quando questa parte non sia a livello della porzione frontale.
E questo risolverebbe il problema estetico.
E applicando questo tipo di mentalità, perderemmo meno tempo ed otterremmo più risultati.
E questo ci costringerebbe a fare delle scelte serie, rifiutando definitivamente dogmi inutili, e permettendoci di crescere non solo “fuori”, ma anche “dentro”.
E ci farebbe apprezzare la logica, che, come tale, di ma e di se non ne ammette.

 

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