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Auto sabotaggi, schemi e organizzazione mentale

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Auto sabotaggi, schemi e organizzazione mentale

 

Articolo 3 di 4

Da qualche tempo mi sono spostato, nella mia professione di preparatore, verso la ricerca di tecniche per rendere “sostenibile” una preparazione di una disciplina che notoriamente non è tale.

 

Tra la ricerca di sostenibilità ho cercato di capire come comportarsi a livello alimentare evitando gli estremismi che spesso portano solamente a danni, e con nuove tecniche d’allenamento cercando di crearle più intense possibili ma rispettose del sistema nervoso ed endocrino dell’atleta, ma anche e soprattutto come riconoscere ed evitare i famosi “auto sabotaggi”.

 

Vediamo insieme che cosa sono.

 

“auto” ossia indotti da se stessi a se stessi e “sabotaggi” ossia degli autentici ostacoli difficili o insormontabili, per l’appunto, la predisposizione mentale a costruirsi autonomamente ostacoli materiali, solo grazie a dei pensieri limitanti verso se stessi e verso l’obiettivo.

 

Come spiegarmi meglio se non con un banalissimo esempio?

 

Quante volte una moltitudine di persone (rimanendo nel nostro campo) si allenano nonostante febbre, lesioni muscolari o strutturali, nascondendosi dietro al solito NO PAIN NO GAIN? sento spessissimo questa cosa con la classica frase “DEVONO DISTRUGGERMI PER FERMARMI” senza capire che gli unici che stanno creando i presupposti per distruggersi sono proprio loro.

 

Lo scorso anno una ragazza in preparazione per una gara con problemi d’infiammazione alla schiena, non seguì il mio suggerimento di riposare e quella stessa sera cercò il suo record personale negli stacchi, lasciandovi intuire il suo destino.

 

Tempo fa una ragazza che preparavo, mi scrive che essendo a casa con la febbre si stava riempiendo di antipiretici per potersi allenare (a otto mesi dalla gara … che senso ha?), inutile il mio intervento nel vietarglielo, ovviamente il risultato fu di due settimane di febbre altissima.

 

La cosa più curiosa è che ogni volta che qualcuno che compie tali incredibili controsensi, in seguito si trova a esclamare “ma io sono proprio sfortunato!” oppure “ma capitano proprio tutte a me!” senza comprendere che capitano tutte a loro proprio per il loro comportamento che deriva dal loro pensiero riguardo e se stessi.

 

Questi sono solo tra i più comuni e banali esempi, se poi andiamo più a fondo si arriverebbe a vedere che alle volte degli schemi mentali depotenzianti possono veramente creare le basi di malattie o situazioni che a prima vista non hanno nessun legame con la mente.

 

 Un altro esempio: una ragazza aveva dentro di sé, talmente radicato, lo schema mentale che per gareggiare doveva avere il fidanzato che faceva palestra e che “la capiva” (probabilmente tale pensiero arrivava da un transfert della figura paterna in età infantile), che arrivò a rompere in malo modo con lui proprio la settimana prima della gara (ovviamente il suo fidanzato non frequentava il mondo della palestra ma una squadra di calcio), con notevoli problemi “logistici” giacché lei abitava in casa del suo convivente e non aveva parenti nei pressi se non a 200 km di distanza.

 

Un altro ragazzo (non preparato da me, ma che frequenta la mia stessa palestra) era talmente convinto che per gareggiare dovesse assumere di tutto (in termini NO DOPED), prendendo anche integratori e sostanze di ogni tipo, arrivando ad assumere dei termo genici di cui lui era consapevolmente allergico e che contenevano peperoncino, sostanza mortale per lui. Impressionante la crisi cardio respiratoria avuta dopo lo shock anafilattico, ho ancora la pelle d’oca nel ricordarlo.

 

In questo caso il ragazzo cedeva alla credenza che per gareggiare era necessario soffrire a tal punto da rischiare se stessi, senza contare la pulsione di morte inconscia che albergava dentro di sé.

 

Questi sono esempi un poco più evidenti di auto sabotaggi, ma spesso non si tratta di episodi tali, ma di semplici insicurezze che un/una atleta manifestano facendo un qualcosa di estremo e che mette a repentaglio la propria incolumità/salute (generalmente non seriamente) facendo di tutto per FARLO SAPERE AGLI ALTRI, in maniera che possa “sentirsi” importante o eccezionale nei confronti di chi sta vicino, creando spesso il solo risultato di essere compatito.

 

A volte gli auto sabotaggi inconsci non sono poi così inconsci. Mi spiego … mi è capitato di vedere atleti che capivano perfettamente che cadevano in tranello solo DOPO esserci cascati dentro ed essersi messi nei guai.

 

Com’è possibile risolvere certi auto sabotaggi inconsci?

 

Il lavoro non è poi così semplice, e suggerisco innanzitutto di farsi seguire da psicologi, psicoterapeuti o mental coach e counsellor professionisti (queste ultime due figure, non essendo regolamentate, suggerisco di cercarle veramente in gamba).

 

Innanzitutto è necessario isolare le “credenze limitanti” che creano poi i pensieri depotenzianti e le azioni controproducenti che si trasformano in risultati insoddisfacenti, e potrebbe essere un lavoro di difficile applicazione.

 

Una volta isolata la credenza limitante, si cerca il momento della creazione o della formazione di tale schema mentale. Cosa s’intende per creazione? Per l’evento traumatico (spiegato nel primo articolo) che ha generato la credenza radicata nella nostra memoria, e per formazione intendiamo il “martellamento” continuo d’induzioni e giudizi negativi che hanno portato il soggetto a “credere” che sia vero.

 

Il tutto si deve compiere in sessione individuale con il proprio trainer.

 

In caso di evento traumatico, il tutto è risolvibile solo in sessione con il proprio trainer, in caso d’induzioni mentali ripetute si può almeno iniziare a lavorare autonomamente con le affermazioni positive spiegate nel secondo episodio dei miei articoli, isolando il pensiero e trasformandolo in un’affermazione positiva utile alla riprogrammazione del proprio inconscio.

 

Potrebbe essere utile, prima di lavorare sulle affermazioni, esercitarsi con il training autogeno per “educare” il nostro corpo e il cervello a “rallentare” la velocità (insegnargli ad abbassare la frequenza delle oscillazioni) per accedere alla parte subconscia lasciando silente il nostro critico interiore.

 

Ora proviamo a vedere cosa significa avere schemi mentali vincenti.

 

Quest’anno ho avuto la fortuna di seguire, a livello di preparazione fisica ma con nessun intervento sulla sfera mentale/emotiva, due atleti fantastici che hanno poi vinto il titolo italiano NBFI, uno nella categoria medi e l’altro nella categoria leggeri + assoluto. Questi due atleti mi hanno dato l’opportunità di “studiare” a fondo gli schemi mentali dei campioni, perché in fondo, loro lo sono a tutti gli effetti.

 

Innanzitutto vediamo di capire il termine “campione”. Se ascoltiamo bene la parola, iniziamo a scoprire che ha più di un significato, e che il termine “campione” può essere visto come “vincente nello sport”, ma anche come il singolo di una campionatura, in altre parole come se fosse un articolo da lanciare sul mercato e che per il momento è unico o raro.

 

 Facendo un esempio: un articolo raro che aprirà le porte a un lancio sul mercato di una linea di prodotti nuovi. Se lo riproduciamo sul nostro campo, vediamo che la campionatura di un atleta è chi apre le porte a un comportamento unico o raro che può portare a un risultato unico e raro, di conseguenza un campione potrebbe anche essere uno che non ha mai vinto nulla, ma che ha aperto la strada a visioni e sistemi del tutto vincenti.

 

La storia è piena di NON campioni che sono considerati campioni (un esempio molto semplice … Gino Bartali eterno secondo di Fausto Coppi).

 

Tornando ai miei atleti, ho potuto costatare che ogni volta che io davo una disposizione (esempio: “Aumenta di 10 grammi il giorno i carboidrati per venti giorni”, che è risultato molto difficile o impossibile da applicare per altri atleti), la loro mente era completamente libera da ostacoli e/o costantemente piena di soluzioni, in poche parole, non vedevano l’ostacolo oppure vedevano immediatamente il modo di superarlo organizzando se stessi, la loro vita e sensibilizzando chi stava vicino a loro.

 

Ovviamente questo schema così libero e organizzato arriva da una ben precisa e avanzata “educazione” di se stessi, nei confronti di un sistema appreso, con un approccio proposto nel arco degli anni o addirittura dal infanzia dai loro educatori. Sicuramente avranno anche loro i propri freni mentali, ma per quel che riguarda il campo che a noi interessa, sono assolutamente un punto di riferimento.

 

Ho notato con grande piacere che la loro più grande prerogativa è di porsi costantemente tantissime domande alle quali cercano di rispondere, e qualora non riescano a darsi risposte, si danno da fare per cercare qualcuno che possa formularle per loro.

 

Ed è proprio per questo motivo che si sono messi in contatto con me, perché avevano domande cui loro non hanno trovato risposta plausibile. In seguito alle mie risposte, il loro passaggio è stato domandarsi se quanto spiegato da me poteva fare al caso loro, e da li è nata la collaborazione che si è rivelata vincente per tutti.

 

Proviamo a vedere che cosa ho rilevato nello stare al loro fianco.

 

  • SANNO TRASFORMARE UN PROBLEMA IN UN OBIETTIVO

Nella loro mente e in quella di ogni persona veramente determinata a raggiungere un obiettivo importante, l’attenzione non è mai portata al problema, ma alla soluzione, e anche se a prima vista potrebbe sembrare la stessa cosa, in realtà la differenza è sostanziale. Portare attenzione al problema è come se non si riuscisse a vedere la foresta poiché davanti si hanno gli alberi (della foresta stessa) che tolgono la visuale.

 

  • GIOCANO PER VINCERE

Moltissimi atleti si allenano, mangiano, faticano e sudano solo ed esclusivamente per salire sul palco a divertirsi. Sono veramente pochi quelli che vanno sul palco con l’intenzione di vincere. Non fraintendete, non mi riferisco a una presunzione distaccata dalla realtà come tanti ragazzini che si vedono Hulk e sono a malapena da ultimi posti in classifica, io mi riferisco a persone bilanciate che SANNO PERFETTAMENTE di essere competitivi, e che per questo attivano risorse mentali e fisiche per eccellere e salire sul palco in uno stato tale da non lasciare spazio a dubbi.

 

  • PARTONO DA LORO STESSI

Non delegano mai il loro percorso, non dicono mai al loro preparatore “mi devi far vincere”, non lasciano mai a nessuno la “colpa” di un’azione sbagliata, perché ogni azione proposta da altri passa prima dalla loro capacità critica, non accettano mai a priori le proposte del preparatore o di chi collabora con loro, vogliono sempre sapere il perché di tali scelte, per questo motivo si prendono ONERI ED ONORI del loro cammino.

 

  • SANNO SEMPRE DI COSA HANNO BISOGNO E SANNO COME PROCURARSELO

Ho notato che chi ha un atteggiamento vincente sa sempre di cosa ha bisogno, e se non sono in grado di soddisfarlo autonomamente, trovano sempre qualcuno che possa aiutarli. Prendendo sempre come esempio i due miei atleti, in una fase della loro preparazione hanno valutato di dover migliorare la presentazione scenica con un posing rivisto e perfezionato, e riconoscendo di non poter fare meglio di quello che già facevano, si sono rivolti a chi fosse in grado di dargli i consigli ideali, e mettere in risalto le loro qualità.

 

  • SI CREANO INTORNO UN TEAM IDEALE

Nella pianificazione della loro cavalcata vittoriosa i campioni scelgono sempre le loro compagnie “costruttive”. Mi spiego meglio, innanzitutto parlano e sensibilizzano la famiglia ad aiutarli nel loro piano d’azione chiedendo un aiuto concreto e sostenibile dai membri famigliari, per esempio: se la moglie non è una body builder, non chiederanno a lei di fare da partner d’allenamento, ma di aiutarli con la preparazione dei pasti oppure nella logistica di iscrizione e prenotazione albergo. Poi cercano nella loro cerchia di amicizie chi possa essere di sostegno e aiuto con giudizi critici o anche messaggi motivazionali. Ho notato anche che molti di loro sono in grado di “gestire” quelle persone iper critiche, e valutate a prima vista come distruttive, dando loro un ruolo ben preciso che alle volte potrebbe essere quello di tirare fuori i punti deboli da dover considerare. Immaginate come un pessimista sia in grado di esaltare il punto debole di ogni persona si relazioni con lui, e ora provate a comprendere che suggerimento prezioso vi sta dando se il vostro intento è costruire una corazzata vincente. Inoltre se nel loro team manca qualche ruolo … se lo procurano.

 

  • HANNO UN PIANO D’AZIONE, MA SOPRATTUTTO LO SEGUONO

Non credo ci sia bisogno di commentare questo titolo. I campioni sono molto coerenti e costruendosi un piano d’azione sanno perfettamente che se non lo seguono non possono ottenere ciò che vogliono. In genere si creano anche un piano B e a volte un piano C.

Questi sono i sei punti che ho osservato stando al loro fianco. Andando in trasferta alla PRO CUP WNBF di Zurigo e ai mondiali PRO WNBF ho avuto l’occasione di vivere a stretto contatto con atleti del mondo natural di grande spicco e spessore, e parlando con loro, che sono altri atleti vincenti, ho notato che era in concreto la stessa cosa per tutti.

Quello che mi si è posto davanti è un quadro di assoluta determinazione lucida, consapevole e ben ancorata alla realtà oggettiva delle cose, e di conseguenza lontana dalle insicurezze e dagli inappropriati giudizi interiori alterati.

Voglio concludere dandovi un imput positivo. Provate a mettere in pratica queste sei regole, e se vedete che avete delle “resistenze” a costruirvi il cammino vincente allora significa che dentro di voi ci sono schemi mentali depotenzianti su cui dovete lavorare a fondo con i sistemi che vi ho elencato nei primi due articoli e all’inizio di questo.

 

Nel prossimo numero vorrei concludere la serie dei miei articoli parlando di quanto la mente condizioni il corpo, ma anche di quanto sia vero il contrario, e di conseguenza vorrei far capire a un gruppo di atleti che mai è salito su un palco perché è “schiantato” sotto il peso di una preparazione disumana, che quasi sicuramente non sono loro ad essere inadatti a questa disciplina, ma semplicemente la loro preparazione.

A proposito … volete sapere chi sono i due neo campioni italiani che ho avuto l’onore di aiutare? Alessandro Cardaras campione pesi medi NBFI 2014 e Marco Bassi campione pesi leggeri e assoluto 2014 NBFI … persone fantastiche.
Un caro saluto a tutti i lettori e AVANTI VELOCI

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