LA MIA IDENTITA’ DI FORMATORE DI CORSI PER PROFESSIONISTI
Verso la fine della scorsa estate 2018, dopo avere effettuato il mio primo live riguardo l’allenamento femminile sulla piattaforma Facebook e frastornata dalle molteplici emozioni positive e negative che ne conseguono arriva inaspettatamente una proposta di lavoro per il 2019.
Dal mio punto di vista, eccezionale, interessante, sfidante ma difficile, impegnativa e di grande responsabilità.
Ovvero, divenire formatore di professionisti, Personal Trainer, per Sustainable Body Building. Ovviamente, con la mia solita incoscienza, non esito ad accettare con grande entusiasmo.
La stessa occasione si ripresenta a fine anno per NBFI, Natural Body Building & Fitness Italy, dove ho gareggiato ai campionati italiani del 2016 e 2017.
Non è semplice definire e clusterizzare la figura professionale del formatore.
Sulla base delle mie ricerche risulta essere una professione relativamente giovane diffusa in Italia a ridosso degli anni ’70 per rispondere alle esigenze di aggiornamento e riconversione delle professionalità degli operai delle grandi aziende.
Diversamente dal docente, che trasferisce conoscenza o know how, il formatore lavora sullo sviluppo di competenze o skill dell’individuo.
E’, fondamentalmente, un facilitatore dello sviluppo delle competenze, le cui diverse definizioni fanno riferimento a un insieme coordinato di risorse personali che permette lo svolgimento eccellente di una specifica mansione in un determinato processo produttivo; “una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti appropriati al contesto.”
Quindi, il formatore rende più semplice ed efficiente il processo di acquisizione delle risorse personali, lavora per lo più su un Saper Fare e un Saper Essere piuttosto che sul Sapere.
Non trasmette concetti ma agisce come veicolo e acceleratore nello sviluppo di competenze.
Il formatore “ideale” deve avere competenze trasversali, doti comunicative e deve essere pronto a formarsi costantemente, inoltre non dovrebbe sottovalutare questi aspetti:
- Passione. Erogare “formazione” richiede concentrazione, impegno, responsabilità, capacità di gestire lo stress e tanti altri elementi che solo una grande passione può mantenere costantemente a livelli molto alti nel tempo.
- Maturità. Il formatore deve formare persone, relazionandosi quotidianamente con loro, diventando per loro un punto di riferimento e un esempio: ciò significa sviluppare notevoli livelli di professionalità, flessibilità, elasticità, sensibilità, consapevolezza del proprio ruolo, leadership, gestione del gruppo, capacità e abilità comunicative eccetera.
- Comunicazione. Fondamentale l’attenzione da porre sull’approccio comunicativo. Se infatti è ovviamente importante il “cosa” si insegna, ancora più importante, è il “come” lo si insegna.
- Competenza. Ossia aggiornarsi costantemente per non divenire obsoleti.
- Pratica. Le lezioni teoriche sono necessarie ma è importante offrire l’opportunità alle persone di mettere in pratica, già durante il percorso formativo, le competenze trasmesse. In dettaglio, proporre attività pratiche che siano funzionali e coerenti con ciò che viene trasmesso a livello teorico.
- Approccio positivo. Il formatore deve essere in grado di motivare, trasmettendo positività e fiducia verso il futuro, restando realista.
- Organizzazione. Nulla viene lasciato al caso.
Sintetizzando quanto scritto sopra, sulla base delle mie ricerche, il docente è colui che eroga conoscenza mentre il formatore è colui che trasferisce competenze.
Definizioni e differenze sfumate e dal labile confine, per quanto mi riguarda le due figure convivono e sono sinergiche. La conoscenza è la base dello sviluppo e dell’acquisizione di skills.
Dopo questa premessa, a me viene naturale associare la figura del Personal Trainer a quella del formatore.
Il PT spiega tecniche di allenamento, mostra esercizi semplici, intermedi o complessi, introduce e implementa strategie avanzate di allenamento se specializzato e/o atleta in qualche disciplina sportiva, effettua programmazioni, insegna il come aderire e mantenere uno stile di vita sano, motiva e accompagna l’allievo verso le migliori performance psico-fisiche.
I migliori corsi di studio per divenire ed esercitare la professione del Personal Trainer sono quelli che creano “formatori” attraverso:
- La conoscenza. Un professionista del fitness deve conoscere in modo approfondito e globalmente “il corpo umano”, anatomia descrittiva e funzionale, biomeccanica, fisiologia, differenze tra uomo e donna, tecniche di allenamento e programmazione di queste ultime, “cenni” di nutrizione, eccetera.
- Esercitazioni. Un Personal Trainer deve allenarsi e sapere allenare in modo esemplare e quindi utilizzare in modo impeccabile le attrezzature. Deve avere consapevolezza teorica e pratica dell’importanza del Core, dei movimenti nello spazio, delle fasi di estensione d’anca, dell’accosciata, delle trazioni, delle estensioni e delle spinte. Deve conoscere gli esercizi correlati. Corsi di studio che insegnano questo, il come utilizzare le dotazioni di una palestra e impartiscono lezioni pratiche sul come attivare la muscolatura target durante gli allenamenti offrono un vantaggio competitivo.
- Casi Studio. Purtroppo, o per fortuna la maggioranza dei clienti o allievi che si presentano hanno qualche “problematica” di origine osteoarticolare, metabolica, cardio vascolare, eccetera. Riconoscere tali disturbi, comprendere se sono casi patologici o meno e se rientrano nell’area di competenza professionale del Personal Trainer è FONDAMENTALE. Un buon corso deve inserire nel proprio programma tali casi, reali o meno, instaurando discussioni costruttive e brain storming tra i propri studenti.
- Confronti e simulazioni. Confrontarsi con i propri colleghi, scambiare know how e skill e simulare “lezioni” in palestra è un grande strumento di crescita. Ovviamente, i migliori corsi di studio considerano anche questo aspetto.
- Comunicazione. Non essere in grado di comunicare e adeguarsi al livello del proprio allievo, limita i risultati. La comunicazione è una dote personale che può essere continuamente migliorata attraverso specifiche tecniche. I concetti vanno trasferirti.
In sintesi, il Personal Trainer traferisce competenza, insegna alle persone a sentirsi meglio nella propria pelle e nella loro vita e aiuta a fare progressi nella pratica sportiva.
Lo definisco, un artigiano del benessere attraverso lo sport dei propri clienti e allievi. Ciò richiede:
- Formazione scientifica e tecnica.
- Un livello avanzato nella pratica sportiva.
- Qualità personali, quali empatia e pazienza.
- Pregressi sportivi e esperienza come allenatore.
- Capacità di ascolto.
- Disponibilità.
- Saper soddisfare le attese del cliente.
- Saper incoraggiare e motivare.
- Buone qualità relazionali.
- Agire con psicologia, e così via.
Aggiungo, infine, un qualcosa di forse scontato e provocatorio, l’importanza del prendersi cura di sé.
Per poter stimolare gli altri ad allenarsi bisogna dare il buon esempio.
Il Personal Trainer deve godere di una buona condizione fisica e mantenersi attivo per potersi allenare al meglio con i propri allievi, talvolta viene richiesto. Deve avere uno stile di vita sano.
Un PT non deve mai considerare l’allenamento che fa fare ai suoi allievi come un’attività fisica in sé.
Deve allenarsi per conto proprio, tentare di migliorarsi, acquisire nuove competenze, formarsi con nuovi metodi di allenamento. SPERIMENTARE sul proprio corpo. In quanto “formatore, modello da seguire e punto di riferimento” verso i propri allievi.
Il Personal Trainer è tra le professioni più belle che si possono fare per vivere.
Non è un “animatore” o colui che riordina i manubri in sala pesi. E’ un mix complesso di skill in ambito scientifico, tecnico e relazionali.
Nelle mie lezioni teoriche e pratiche, in qualità di formatore di professionisti, cercherò e mi impegnerò nel trasferire tutte le mie competenze e implementare quanto scritto.
Lara Renzi
Teach Top Coach SBB