Fortunatamente la consapevolezza attorno ai DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) sta oggi crescendo sempre più, nonostante si faccia ancora fatica ad associare questi problemi alimentari all’ambito del fitness e del bodybuilding in particolare. Oggi Alessandra Piazzalunga ci parla di questo delicato e spinoso argomento.
Se non per alcune doverose definizioni, non te ne parlerò in modo scientifico ed accademico. Vorrei porre l’attenzione sull’importante ruolo di Allenatori e Preparatori in questo meraviglioso (a volte insidioso) mondo quale è il Bodybuilding.
Giusto qualche dato per farti capire la grandezza della situazione dei DCA.
In Italia, a circa il 7% della popolazione è stato diagnosticato un disturbo del comportamento alimentare (dati aggiornati al 2023), con un aumento del 30% per effetto della pandemia.
Questa percentuale, come minimo, andrebbe raddoppiata considerando tutti gli individui che per svariati motivi (timore, paura, negazione, solitudine etc…) non si sono rivolti a strutture per diagnosticare il disturbo.
Considerando lo sport in generale, tra le atlete di sesso femminile il 35% è a rischio anoressia e il 58% a rischio bulimia.
I DCA rappresentano la seconda causa di morte maggiore, dopo gli incidenti stradali, 4 mila decessi l’anno!
Ora, non voglio fare terrorismo psicologico, era giusto per farti comprendere meglio quanto questo disturbo sia presente e reale.
È palese come oggigiorno esista una percentuale notevole di persone (soprattutto giovani) che hanno un rapporto patologico con il cibo, lo vivono con ansia, paura e proiettano sull’alimentazione tante problematiche irrisolte.
Ma cosa sono i DCA? Partiamo con la parte accademica.
Cosa sono i DCA
DCA nello specifico è l’acronimo italiano dei Disturbi del Comportamento Alimentare.
Secondo il DMS-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) redatto dall’American Psychiatric Association (APA), i disturbi dell’alimentazione e nutrizione sono definiti come “patologie caratterizzate da un persistente disturbo dell’alimentazione oppure da condotte alimentari che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo. Per essere diagnosticati in quanto tali, i disturbi dell’alimentazione devono aver danneggiato in maniera significativa la salute fisica o il funzionamento psicologico e sociale del paziente”.
I disturbi più noti sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating desorder (BED). Per ogni categoria l’APA ha creato parametri ad hoc molto precisi che devono essere tutti rispettati affinché ad una persona possa essere diagnosticata la patologia.
Di fatti, nel DMS-5 sono stati aggiunti una nuova versione di disturbi alimentari, denominati NAS (nuovi disturbi alimentari non altrimenti specificati) che di fatto non soddisfano tutti i parametri che caratterizzano i DCA “ufficiali”. Nei NAS possiamo trovare la bigoressia, l’ortoressia nervosa, alimentazione notturna, drunkoressia e molti altri.
È evidente come tutti questi disagi hanno in comune:
- Uno scorretto rapporto con il cibo
- Un’errata percezione del corpo in relazione ad esso
- Un’alterazione fisica e mentale
- Sintomi orientati all’autodistruzione
Comportamenti tipici che si possono presentare ad una singola patologia o associate ad altre possono essere: l’alimentazione incontrollata, la privazione di cibo, assunzione abnorme di cibo, vomito auto-indotto, utilizzo di farmaci per il controllo del peso, attività fisica estrema finalizzata alla sola perdita di peso.
Queste patologie possono svilupparsi e manifestarsi in qualsiasi fase della vita: in adolescenza ma anche in età adulta.
Le problematiche di slaute connesse ai DCA sono molto gravi e talvolta mortali. Stiamo parlando, anche su soggetti molto giovani, di problemi cardiaci, squilibri elettrolitici, problemi gastrointestinali, ossei, ormonali, mentali ed emotivi.
I DCA più diffusi: Anoressia e Bulimia
Le più conosciute forme di DCA sono l’Anoressia e la Bulimia. Ti riassumo brevemente il loro significato.

L’anoressia, letteralmente “senza appetito”, detta anche anoressia nervosa, è di certo il DCA più riconoscibile agli occhi esterni.
La persona in questione, non ha una “semplice” perdita di appetito, ha una lancinante paura ad ingrassare e/ o un disturbo dell’immagine corporea.
I soggetti che ne soffrono hanno una quasi totale privazione, più o meno grave, dell’assunzione del cibo. Oltre a ciò, tali soggetti mettono in atto comportamenti e azioni per perdere più peso possibile, dall’attività fisica eccessiva, all’utilizzo inadatto di lassativi e diuretici.
In passato era diagnosticato come disturbo prettamente femminile, negli ultimi anni sta coinvolgendo anche la parte maschile della popolazione.
Tengo a precisare che questi soggetti sono persone che generalmente mangiano poco, pochissimo, meno di 800kcal circa al giorno; giusto per darti un quantitativo generico.
DCA – Bulimia

Al contrario, la persona affetta da Bulimia (o bulimia nervosa) ad occhio esterno non è così palesemente riconoscibile, in quanto il soggetto può essere normo peso o leggermente sovrappeso.
Questa patologia è caratterizzata da episodi periodici di abbuffate di cibo in un breve lasso di tempo. Il soggetto ricerca compulsivamente e con ricorrenza il cibo. Queste occasioni sono molto paragonate a stati di trance ipnotici nei quali l’impulso è così irrefrenabile da non poter essere gestito.
Non stiamo parlando del classico “pasto libero”, per intenderci, ma l’ingestione di grandissime quantità di cibo con l’associazione di una sensazione di perdita del controllo.
Tutto ciò mettendo in atto atteggiamenti compensatori (autoinduzione del vomito, utilizzo di farmaci, sovrallenamento, digiuno) per evitare l’aumento di peso.
Le abbuffate si verificherebbero per un tempo non più lungo di due ore, per un minimo due volte a settimana per almeno tre mesi consecutivi.
Durante questi episodi le emozioni che il soggetto prova potrebbero essere di entità diametralmente opposte: desiderio/repulsione, piacere/disgusto.
Una persona affetta da bulimia ha maggiore coscienza del suo stato rispetto alla persona soggetta ad anoressia; perciò, è più probabile che le richieste d’aiuto provengano da questi soggetti piuttosto che dagli ultimi che tendono generalmente a negare la situazione.
Sia per l’anoressia, che per la bulimia, si possono avere atteggiamenti di remissione parziale o in remissione completa a seconda dei sintomi manifestati e la gravità del disturbo (lieve, moderata, grave o estrema) in base alla frequenza dell’atteggiamento e condotte compensatorie.
Secondo il DMS-5 è possibile anche l’unione di questi due disturbi, anoressia e bulimia, che è considerata di gravità maggiore.
In linea generale le persone che soffrono di anoressia e bulimia hanno in comune:
- Il terrore di aumentare di peso
- Il desiderio di ridurre il proprio peso
- L’autostima connessa alla forma e al peso corporeo
- Un certo livello di insoddisfazione del proprio corpo
Disturbi del comportamento alimentare: il Binge Eating Disorder
Infine, il Binge Eating Desorder, chiamato anche disturbo da alimentazione incontrollata.
Molto simile alla bulimia, ma si differenzia perché non prevede meccanismi di compensazione. Vi sono quindi “solo” episodi di abbuffate molto ricorrenti associate ad un senso di ribrezzo e risentimento verso sé stessi. Uno dei criteri diagnostici è l’incorrere degli episodi di abbuffata almeno una volta a settimana per un minimo di tre mesi.
Inoltre, secondo il DSM-V “Tali episodi però sono accompagnati ad almeno tre dei seguenti segni diagnostici: velocità nel mangiare, sgradevole sensazione di pienezza, mangiare molto anche senza appetito, ricerca di solitudine al momento dei pasti e disgusto verso sé stessi a causa delle abitudini alimentari, accompagnato da depressione o senso di colpa.”
Quindi come la bulimia, è rilevante in questo disturbo, la quantità del cibo ingerito nel poco lasso di tempo.
Esistono milioni di sfaccettature di disturbi alimentari. Immagina una scala da 0 a 10, nella quale 0-2 è anoressia, 8-10 è bulimia e tutti i numeri intermedi fanno riferimento al binge eating. Si tratta sempre di disturbi ognuno caratterizzato da aspetti più o meno presenti, più o meno gravi e condotte con una certa continuità nel tempo.
Il DCA più frequente nel bodybuilding: Vigoressia

La Vigoressia, appartiene alla categoria dei NAS (nuovi disturbi alimentari non altrimenti specificati); difatti, per molti aspetti, è posta a cavallo dei disturbi del comportamento alimentare e quelli ossessivi-compulsivi. Viene chiamata anche Anoressia Reversa o Bigoressia (dall’inglese bigorexia).
Puoi ben intuire che la persona affetta da vigoressia è caratterizzata da un’insoddisfazione perenne della propria forma fisica e costante ossessione della grandezza dei suoi muscoli che lo porta, tramite QUALSIASI MEZZO, a ricercare la sua idea di perfezione corporea.
Questo disturbo è in particolar modo più diffuso nel genere maschile. Di fatti, sono quasi certa, che in questo momento potresti pensare “beh dai ale, ogni bodybuilder ha questa preoccupazione/ ossessione, non ci vediamo mai abbastanza grossi noi”. Ti potrei rispondere è vero, tuttavia la differenza tra un BB che non si vede mai grosso quanto vorrebbe e un vigoressico è che il secondo si annulla completamente, isolandosi da tutto e tutti e soffre anche di depressione a causa di ciò.
Non deve essere assolutamente confusa con la passione e l’entusiasmo verso il bodybuilding in quanto l’ordinaria dedizione per una disciplina è dal mio punto di vista condizione necessaria (mi permetto di aggiungere obbligatoria per i professionisti).
Ho conosciuto davvero persone farsi terra bruciata intorno a loro che scappavano letteralmente dal lavoro per andare in palestra ad allenarsi, oppure persone non andare in vacanza se non erano certi che ci fosse una palestra disponibile nelle vicinanze anche solo per un paio di giorni off.
Spero che comprenderai che questo è davvero un disturbo.
Perché il Bodybuilding può essere un attivatore per questo DCA?

Parto con una premessa: tutti gli sport, soprattutto quelli praticati a livello competitivo, potrebbero risultare degli attivatori per qualsiasi disturbo del comportamento alimentare.
Un esempio lampante è riportato in “Underwater” il film documentario di Federica Pellegrini presente su Netflix; ti consiglio di guardarlo se non l’hai ancora fatto.
Questi trigger, sono amplificati negli sport cosiddetti “sensibili al peso”, ovvero tutte quelle discipline nelle quali avere un peso basso, rimanere entro certi range di peso corporei o avere un indice di massa grassa ai minimi è un vantaggio prestazionale ed estetico: bodybuilding, danza classica, ciclismo, tuffo, arrampicata, powerlifting, corse con i cavalli, ginnastica artistica, atletica, arti marziali etc.
L’emblema per eccellenza delle forti pressioni estetiche è amplificato alla massima potenza nel culturismo. In questo contesto, quello che conta più in assoluto, a discapito a volte anche delle gesta atletiche, è la resa estetica, la composizione corporea che un individuo riesce ad ottenere.
In una disciplina nella quale allenamento, alimentazione e riposo sono tutti e tre fattori nei quali bisogna dare il 100%, l’aderenza ai piani (in alcuni momenti gestiti appositamente in modo maniacale vicino alle competizioni), potrebbe nascondere atteggiamenti di disturbi alimentari, che passano per i non esperti, per pura dedizione per la disciplina.
Il confine tra dedizione e ossessione è molto sottile, sottilissimo, varcarlo è davvero semplice ed è qui che inizia il disturbo.
Lampante è anche il bombardamento incessante dei social network e la cultura occidentale in cui viviamo, “culture-bound syndrome” (CBS).
Sicuramente hanno aiutato a diffondere moltissimo negli ultimi anni il Fitness e il Body building ma al contempo, attraverso le continue immagini di persone in condizioni da gara 365 giorni l’anno, fisici mozzafiato, corpi che sembrano Bronzi di Riace, vite perfette, propongono modelli nei quali l’apparenza è TUTTO.
Il ruolo del coach nel prevenire e gestire i DCA
Ti lascio quattro spunti di riflessione:
1) FORMARSI SULLA QUESTIONE E MONITORARE I SEGNI DI PERICOLO
Un coach eccellente, dal mio punto di vista, DEVE essere in grado di riconoscere i DCA e notare qualsiasi segnale di pericolo che può anche svilupparsi lungo il percorso.
Dico questo non perché dobbiamo sostituirci alle figure professionali di riferimento quali psicologi, psicoterapeuti, nutrizionisti etc. ma in primis per tutelare noi stessi da problemi che sconfinano con il nostro lavoro. “In secundis” per la sicurezza e il benessere dell’altra persona che potrebbe essere ignara della situazione di “pericolo”. In questo modo possiamo aiutarla a farle capire che in quel momento avrebbe bisogno dell’aiuto di un’altra figura.
2) COLLABORARE CON PROFESSIONISTI MULTIDISCIPLINARI
Quel che è certo è che un disordine alimentare è una malattia complessa multifattoriale con influenze sociali, ambientali, biologiche e psicologiche (traumi, pubertà, genetica, carenze affettive, biologica, stress, standard di bellezza, commenti inappropriati, messaggi dei media etc…).
Essendo multifattoriale, la via risolutiva dovrebbe seguire la stessa strada: un’equipe di professionisti specializzati (psicologi, nutrizionisti, medici, etc.) che, a mio avviso, dovrebbe includere anche la nostra figura.
Noi trainer siamo la figura professionale più a contatto con il cliente/paziente e quindi potremmo fare da tramite con gli altri professionisti.
La probabilità di incontrare soggetti con questi disturbi in una palestra è altissima, avendoti spiegato precedentemente che una attività compensatoria è proprio il super allenamento.
3) MOSTRARE EMPATIA, RISPETTO ED EVITARE COMMENTI SUL CORPO E SULLA DIETA
Noi OPERATORI DEL BENESSERE dobbiamo essere molto attenti, a come ci poniamo, come parliamo, come diamo i nostri feedback e come essi vengono interpretati. Le parole hanno un peso.
Capisci bene che non puoi esprimerti con esempi ti questo tipo ad una persona affetta da DCA:
- “Da domani conteggiamo tutto al grammo”
- “Ma sei ingrassata o sbaglio?”
- Sessioni infinite di allenamento e cardio a digiuno
- “Vedi di non mangiare troppo al compleanno questa sera”
- “Ma ti stai allenando? Sembri più secco”
- “Non ti sembra di esagerare con questi dolci?”
Dobbiamo essere consapevoli delle giuste domande da fare in occasione di atteggiamenti rischiosi, cercare di recepire le riposte che non ti diranno mai. Questi argomenti sono tutti sviscerati durante il corso di Excellent Coach; Riccardo ne parla in modo approfondito anche nel libro Iron Lady.
4) CONCENTRARSI SUL BENESSERE IN GENERALE
Interagendo in primis con PERSONE, in carne ad ossa, che hanno dei sentimenti e provano emozioni, valorizziamo prima la persona e poi le sue prestazioni.
Gli atleti non sono solo macchine da guerra da portare su un palco indipendentemente dalla condizione. Non facciamo i macellai, almeno lo spero se stai leggendo questo articolo.
Bisognerebbe EDUCARE ogni nostro atleta/allievo/cliente ad uno stile di vita sano equilibrato e confacente alla salute tramite la giusta combinazione dei fattori su cui possiamo agire.
Esperienze con i miei clienti
Per scelta, il mio pubblico è prettamente femminile. Ho avuto modo di interagire con moltissime donne sia per la mia professione, che per le mie esperienze di vita.
In più occasioni, soprattutto nelle palestre commerciali, ho avuto a che fare con donne, giovani soprattutto, che presentavano molte delle caratteristiche sopracitate.
Potrei ammettere che quasi tutte, in almeno un periodo della loro vita, con modalità più o meno lievi (mi chiamo in causa anche io), hanno dovuto lottare con la propria immagine corporea, con la relazione con il cibo, con problemi di autostima, con traumi familiari, etc.
Tra queste, ci sono donne che hanno “fatto pace con se stesse”, lavorato profondamente con il proprio corpo e la propria mente e vivono una vita serena. Altre, invece, continuano a portarsi dietro fardelli per diversi anni, per non dire per tutta la loro esistenza.
Io so esattamente con chi posso scherzare e chi no, so a chi posso dire “vedi di non mangiarti anche le gambe del tavolo domani” e a chi non oserei mai dire “ti vedo un po’ gonfia oggi”.
Proprio oggi (luglio 2023) ho incontrato una ragazza che in lacrime mi racconta che ad agosto dovrà andare al mare un paio di giorni. “Cosa sarà mai” penserai. Invece nella sua mente iniziavano ad insediarsi già pensieri strani, come quello di stare a digiuno completo qualche giorno prima. Sai perché? Così avrebbe avuto la pancia piatta e il timore del confronto e del giudizio delle persone introno a lei sarebbe diminuito.
Cosa fare in questi casi? Sta a te decidere come agire, si può liberamente scegliere di seguire o meno una persona a seconda di quello che ci sentiamo di fare. Io lavoro molto sulla forza, sull’autostima e la consapevolezza delle mie allieve, cercando di sottolineare anche il rispetto verso se stesse e il loro corpo.
Per me è fondamentale il dialogo e la fiducia reciproca.
Cerco sempre di tenere aperte tutte le vie di comunicazione possibile, incoraggiando ad esprimere le loro preoccupazioni e problemi.
Stimo molto la ragazza che ha avuto il coraggio di parlarmene perché è consapevole di quello che le sta accadendo ed è ancora in tempo a chiedere aiuto a figure professionali che si occupano di questi disturbi prima che sfocino in altro.
Collaboro costantemente con diverse figure professionali al fine di mettere la persona nelle migliori condizioni possibili per uscire da queste situazioni; solo se è lei disposta a farlo e lavorarci!!
Mi è capitato solamente una volta di concludere una collaborazione con un’allieva che stava iniziando a camminare su una strada molto pericolosa. Il motivo è molto semplice, era venuta a meno la mia fiducia nei suoi confronti per le continue bugie e negazioni ed ho preferito tutelare me stessa dal suo disagio.
Io sono fermamente convinta che lo sport possa essere una risorsa preziosa per il benessere sia fisico che mentale.
Non siamo medici, non sia psicologi, siamo Allenatori e a volte siamo davvero in grado di far cambiare la vita alle persone che si affidano a noi, in bene o in male, sta a te decidere come.
Come dico spesso: la conoscenza è potere. È a volte abbiamo il potere il riuscire addirittura a salvare delle vite.
Conclusioni

Spero solamente che grazie a questo articolo, con un argomento così delicato possa, se sei personal trainer o un coach, averti fatto aprire gli occhi, averti raddrizzato le antenne o averti ricordato possibili situazioni che ti sei trovato/a a gestire o ti troverai a gestire con i tuoi atleti, professionisti ed amatori.
Inoltre, mi auguro dal profondo del cuore, di avere motivato e scosso qualcosa in te, che ti sei ritrovato/a in uno dei disturbi sopra elencati o pensi di esserne davvero vicino/a fare un passettino in avanti, chiedendo aiuto ad una persona di fiducia. Non vergognarti, anzi, ci vuole coraggio e due palle quadrate per reagire a queste situazioni e prendere consapevolezza del problema.
Per uscire da questi disturbi devi partire da dentro e non da fuori, e al giorno d’oggi, è più facile prendersi cura dell’aspetto esteriore piuttosto che quello interiore.
BE BRAVE – BE YOU – BE POWER
Grazie per essere arrivato/ a fino a qui.
A presto,
Alessandra Piazzalunga
– Fitness & Mindset Coach
– TOP COACH SBB
– Bikini PRO