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Diventare personal trainer, coach o preparatore?

Le differenze tra queste 3 figure del mondo del fitness.

Immagina di ricevere ogni settimana richieste per appuntamenti, collaborazioni, preparazioni, sedute motorie ecc…

Immagina ora di essere un preparatore per atleti agonisti e di essere contattato da persone sedentarie che non hanno mai messo piede in palestra per avere una scheda ed iniziare ad allenarsi.

La persona ha sbagliato a contattarti perché non sei in grado di aiutarla? o lei non ha ben chiara la distinzione tra le varie figure nel campo del fitness e del bodybuilding?

Sicuramente se sei un preparatore agonista, hai le competenze per poterla aiutare, ma il tuo target è completamente diverso, le ore passate in sala, gli studi, gli aggiornamenti, gli atleti preparati in tanti anni fanno si che le persone con cui vorresti collaborare conoscano almeno il nome degli esercizi e pratichino il fitness da qualche anno, magari anche con un base per andare su un palco.

La persona che ti ha contattato capirà mai il tuo valore?

Probabilmente il tuo valore è troppo al di sopra delle sue necessità e motivazioni, a lei basterebbe un bravo personal trainer di sala che la indirizzi e le dia una base motoria corretta. Migliorerà già tantissimo.

Immagina un’altra situazione:

Lavori in palestra come personal trainer, e vieni avvicinato da una bikini che scontenta del terzo posto ai campionati italiani, vuole intraprendere una preparazione per migliorarsi.

Non disponi di un luogo per prendere le misure e parametri e probabilmente non hai ancora ben chiaro dinamiche e informazioni per aiutarla.

Sapresti gestire un percorso annuale? come gestiresti il sodio e il potassio a ridosso del palco? E il volume e lo stimolo per quel distretto carente? Come divideresti gli stimoli durante l’anno?

Probabilmente lei ha sbagliato persona, è da qualche anno che ti sei formato in modo eccellente, hai studiato la biomeccanica, hai fatto corsi per imparare le propedeutiche e gli stimoli, ma non hai ancora le conoscenze per gestire soggetti con fini agonistici.

Ti occupi in modo egregio di correggere le esecuzioni in palestra e sai dare le giuste indicazioni, creare corrette progressioni e allenamenti per i tuoi clienti e quelli della palestra, hai voglia e pazienza di dare un consiglio a tutti, oltre alla sala segui qualche ragazzo/a in modo personalizzato, ma non agonisti.

Immagina infine di essere un coach: la palestra ti ha riservato una clientela e offre pacchetti per fare lezioni personalizzate con te.

Ti ha dato modo e spazio per portare anche persone esterne alla palestra.

Molte persone si affidano alle tue competenze, ma alcuni casi non riesci bene ad inquadrarli o a gestirli: infiammazioni agli arti inferiori nelle donne, o stimoli particolari per situazioni speciali.

Collabori con la nutrizionista del centro, e cerchi di unire i puntini inserendo allenamenti specifici correlati all’alimentazione, ma comprendi che alcuni passaggi non sono chiari e hai bisogno di conoscenze per diventare un personal trainer a 360°.

Non gestisci agonisti, ma chi si affida a te vuole e pretende un percorso serio ed organizzato, molto personalizzato con risultati.

Scrivo questo articolo proprio per chiarire, a chi ambisce ad una carriera di preparatore/PT/coach, le caratteristiche, le differenze e che tipo di percorso seguire per diventare personal trainer.

Questo articolo serve anche all’utente che fa molta confusione.

Capita molte volte che l’utente medio si rivolga a preparatori agonistici chiedendo le famose “schede” e magari ad un personal trainer di sala, programmazioni per arrivare preparato ad una gara hp+ 3 ( per chi non sapesse cosa sia Hp+3 è una categoria del bodybuilding maschile).

L’utente non sa distinguere le figure, e molte volte non conosce neppure il percorso che deve fare.

Divido in 3 categorie quello che può diventare un “personal trainer”:

  • Personal trainer di sala/privato
  • Coach
  • Preparatore agonistico

Sfatiamo subito un mito: in Italia per esercitare la professione di personal trainer nelle sue tre sfumature non serve una laurea in S.M. (lo sto dicendo a mio danno, visto che io ho una laurea triennale e magistrale), ma devo ammettere 2 cose: ho conosciuto persone non laureate 10 volte più competenti nel campo del fitness e del natural bodybuiling rispetto ad alcuni miei compagni e colleghi/dottori di università. Il loro segreto (perdonate la parola): si sono fatti il mazzo!

Tanta gavetta, tanti corsi, tanti libri, tanta applicazione. Non hanno bruciato nessuna tappa, e ci hanno messo molto impegno.

La laurea è una base di conoscenze nel campo della fisiologia, dell’anatomia e nel mio caso dell’attività motoria adattata che deve essere conosciuta per affrontare tematiche come la biomeccanica, i sistemi energetici e tanti altri campi che nella figura del personal trainer servono per comprendere logiche e meccanismi e per esercitare al meglio la propria professione.

Non è la laurea che ti farà apprendere questi argomenti (si possono studiare e approfondire anche nella propria cameretta) sicuramente essa ti garantisce che le tue conoscenze sono certificate da un’istituzione pubblica (a prescindere però dal fatto che tu le abbia capite davvero o solo studiate a memoria).

Appurata la questione sottolineo che applicarsi in modo approfondito nello studio, con passione e dedizione per colmare quel gap che una laurea potrebbe dare, rende un personal trainer competente quanto un laureato (per quanto riguarda la parte teorica, non sicuramente quella pratica).

Qualche anno fa ho capito in modo preciso le nozioni universitarie perché le ho applicate sul campo, perché le ho studiate con cognizione di causa e con la pratica annessa.

Ripassare e ristudiare anatomia 1 con tutta la pratica in sala pesi e conoscendo i distretti muscolari attivati con gli esercizi mi ha permesso di vedere la materia da tutt’altro punto di vista.

Così come ripassare la respirazione cellulare collegandola ai T.U.T. e ai sistemi energetici mi ha permesso di comprenderne a pieno e in modo olistico le logiche e le informazioni.

Dopo questa premessa ti invito a chiederti:

Diventare un personal trainer come fare?

Da dove partire:

Nessuna pianta nasce senza radici.

Per percorrere una scala c’è sempre un primo gradino, ed ogni passo è scandito da un gradino da fare e uno fatto.

Alla base c’è il percorso di personal trainer – Il primo Gradino

Un corso che permetta di capire principalmente 2 aree (la laurea te ne garantisce solo uno, la prima!):

  1. La fisiologia dell’esercizio fisico e metodologia, quindi : Fisiologia Muscolare, Classificazione delle principali tipologie di muscolo e struttura del muscolo, Tipologia di fibre, Anatomia muscolare, Metabolismi energetici, L’allenamento i suoi principi e i suoi parametri, Le tipologie di forza e di contrazioni.
  2. I movimenti, gli esercizi in palestra, i set up e le attivazioni dei distretti muscolari, quindi: esercizi di tirata orizzontale, tirata verticale, spinta verticale, spinta orizzontale, accosciate, estensioni d’anca, mobility, core, complementari.

Le due grandi aree che uniscono Teoria e Pratica sono le radici per far crescere l’albero.

Sono la base su cui poi si applicano logiche e metodi. Sono il primo passo per diventare un personal trainer di sala e aprono la strada per diventare PERSONAL TRAINER INDIVIDUAL.

Consiglio vivamente di iniziare da un corso che possa darti la base con queste conoscenze e soprattutto di avere l’umiltà di iniziare dalla sala pesi.

Questo per 2 grandi motivi: bisogna fare gavetta e la sala pesi permette di vedere tante persone nella loro grande diversità di struttura e situazione, ma soprattutto si impara a mettere in pratica (dando anche la possibilità, nel momento in cui si acquista la fiducia e si iniziano ad avere le competenze base, di seguire i primi clienti del classico PERSONAL TRAINER con PROGRAMMAZIONE BASE SOGGETTIVA).

Mentre si sale la scala e l’albero si fa forte sulle radici, nascono in un personal trainer dubbi e curiosità su come affrontare percorsi soggettivi mirati sulle problematiche della persona più complesse.

Mi ricordo ancora tanti anni fa quando mi chiedevo che tipo di stimolo dare ad un cliente che oltre a fare ciclismo veniva 2 volte in palestra, o come allenare in modo corretto il calciatore che voleva mettere massa muscolare e che aveva 3 allenamenti in campo più la partita.

Quante sere a pensare prima di addormentarmi come comportarmi a livello di stimolo allenante con la ragazza che aveva gambe infiammate poiché faceva la cassiera in piedi e affrontava una dieta a bassi carboidrati data dalla nutrizionista per via dell’ovaio policistico.

A queste domande ho dato risposta diventando un coach e frequentando il corso di Personal Food Coach.

Coach significa CARROZZA.

Come ho scritto in alcune slide di corsi che ho tenuto:

“Un coach fornisce uno specifico supporto verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia

In questo caso si parla proprio di percorso, il Personal trainer diventato Coach traina la persona in un percorso personalizzato che la porta da A a B, fornendole strumenti che vanno oltre l’allenamento, oltre programmazioni stagne che non tengono conto di tanti altri dettagli (lavoro, sport, idratazioni, turni, ecc). Sono dinamiche che si creano con un rapporto stretto di collaborazione tra coach e cliente/atleta: c’è una grossa parte di analisi, c’è la fase di ragionamento e di problem solving e c’è il rapporto umano e intimo che sprona, insegna, rende cosciente e autonomo il cliente/atleta sia sotto il profilo fisico che quello psichico.

Il cliente viene trattato come un agonista che non gareggia in cui, non si vuole colmare il suo punto carente, ma si vuole creare qualcosa di altamente personalizzato che non tiene conto solo delle sue leve o dei suoi obiettivi (estetici / e di salute), ma di tutto quello che ruota intorno alla sua vita. Gli orari di lavoro, il tempo che può dedicare agli allenamenti, lo stile di vita e la sua “alidratazione” (licenza poetica che unisce ALIMENTAZIONE e IDRATAZIONE ?), la sua postura e magari il suo microcircolo (donne).

Il coach è l’evoluzione del personal trainer

Infine per diventare un personal trainer per preparazioni agonistiche (che possiamo tranquillamente identificare con il nome di PREPARATORE) bisogna imparare la gestione dell’atleta e delle dinamiche che ci sono dietro, dal riconoscere i punti carenti a come fare il pump pre palco, per questo mi sento di consigliarti la scuola preparatori SBB.

La scuola mi ha dato la possibilità di unire le conoscenze del primo gradino (personal trainer Base) con la saggezza e la conoscenza approfondita del Coach (personal food coach) portando a frutto e a un livello superiore garantendomi analitica logica e metodo nella gestione oculata dell’atleta che vuole migliorarsi, divertirsi e gareggiare su un palco di BB.

Non mi resta quindi che spronarti e chiederti:

A che livello ti senti di appartenere? come pensi di diventare un personal trainer professionale e dove si collocano le tue lacune e le tue virtù? È da tanto che sei nell’ambiente palestra e vuoi dare una immagine rinnovata e aria nuova di conoscenza alla tua professione?

Ti piacerebbe iniziare e intraprende questo fantastico percorso, ma non sai da dove iniziare? Io non dovrei dirtelo, ma stiamo progettando qualcosa di nuovo e pratico, che ti permetta di iniziare la scala con passi da due gradini alla volta

oppure,

Che tipo di personal trainer stai cercando? Ti alleni con continuità da 4 anni e ti piacerebbe salire su un palco? Ci sono Top coach sparsi per tutta Italia.

O vuoi ritornare in forma e condizione dedicando del tempo a te stesso/a e all’attività fisica?
Qui puoi trovare la lista dei Coach qualificati, cerca quello più vicino a te.

Ci vediamo a SBB 500.

Daniele Surdo Teach Coach SBB

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