I 3 impedimenti che spesso non permettono di effettuare esercizi multiarticolari complessi.
Da qualche anno a questa parte c’è stato l’ingresso del grande pubblico nel settore fitness.
Un grande plauso va infatti al Crossfit che è riuscito a coinvolgere cosi tanta gente ad usare bilancieri e ghisa che prima venivano ignorati dai più.
In poco tempo si sono diffusi a macchia d’olio i box crossfit in tutt’Italia (ma anche le sale pesi ne hanno giovato), allenamenti elargiti in maniera sconsiderata a chiunque senza un minimo di anamnesi iniziale e sale piene di gente che senza distinzioni iniziano a fare grandi alzate.
Se da un lato trainer, gestori e proprietari di palestre e box Crossfit son contenti di avere un seguito così importante e di riuscire a coinvolgere un numero cosi ampio di clienti, dall’altro lato troviamo tanta gente che per rivincita con sé stessi, voglia di rimettersi in forma oppure per spirito di emulazione o di competizione, si iscrive con un abbonamento annuale, ma dopo poche settimane interrompe perché inevitabilmente insorge qualche dolore fisico.
Fisioterapisti, osteopati e tutta la categoria in questione si sfregano le mani… (si scherza)
Ma tutto ciò poteva essere evitato?
Durante il mio intervento al convegno SBB 500, ho inserito una slide intitolata “Hic et nunc” seguita da una doppia foto affiancata.
Da un lato un uomo evidentemente in stato di sovrappeso, (oserei dire obeso) seduto su un divano, dall’altro lato la figura di un atleta in un’accosciata profonda durante un Over Head Squat.
Il mio intervento era un modo irriverente per affermare come erroneamente si voglia passare dal primo stato (di sedentarismo più totale) a quello di atleta in grado di eseguire esercizi così complessi trascurando le evidentissime limitazioni che un soggetto sedentario generalmente ha.
E’ la triste realtà di ogni giorno e chi lavora in palestra se ne accorge quasi quotidianamente.
Quindi il compito del TRAINER (volutamente scritto in maiuscolo per enfatizzare la professionalità di tale figura) sarà quello di valutare il soggetto che con tanta foga vorrebbe andare a fare una panca, uno squat o uno stacco perché qualche minuto prima ha visto un video “motivation e dedication” su Youtube…..
In che stato si trova l’apparato muscolo scheletrico del soggetto?
E quello tendineo?
Che postura ha il soggetto in questione?
E’ la prima volta che viene in palestra o ha un trascorso sportivo?
Queste sono solo alcune delle domande che il trainer dovrà porsi e porre nel cercare di affiancare il cliente (chiamarlo atleta sarebbe precoce)
Ecco 3 impedimenti che spesso non permettono di effettuare esercizi multiarticolari complessi:
- Mancanza di tecnica e di schemi motori
- Assenza o comunque bassa coordinazione e attivazione muscolare
- Scarsa mobilità
Come approcciarsi al cliente ed ovviare ad ognuno di questi 3 punti per portarlo step by step ad un fondamentale degno di essere chiamato cosi?
Punto 1: Mancanza di schemi motori e di tecnica.
Il TRAINER deve avere la pazienza ma soprattutto la competenza di riuscire ad esprimersi con vocaboli quanto meno tecnici e quanto più comprensibili all’utente medio.
SEMPLIFICARE è la parola chiave!
Quando perciò si ha davanti chi non padroneggia la tecnica, la soluzione è semplificargli l’apprendimento attraverso esercizi di propriocezione che permettano in primis di consapevolizzare il cliente del proprio corpo e la sua posizione nello spazio.
Esercizi propedeutici possono essere eseguiti a corpo libero e ad occhi chiusi, magari anche senza scarpe per puntare ad ascoltare ogni nuovo stimolo…ascoltare il proprio corpo!
Si chiamano esercizi propriocettivi proprio perché nei muscoli, nei tendini e nelle articolazioni, si trovano dei recettori (appartenenti alla categoria dei meccanocettori) che rispondono a variazioni di forza, pressione e stiramento che inevitabilmente si verificano nel corso dei movimenti.
Quando si parla di contingente sensitivo propriocettivo, si indica questo flusso di informazioni, in parte cosciente e in parte incosciente, connesso con il movimento dei segmenti corporei e con il fenomeno della contrazione muscolare.
La sensibilità propriocettiva che ne deriva fornisce quindi istante dopo istante, informazioni su come e in che modo sta avvenendo un determinato movimento.
Punto 2: Assenza/bassa coordinazione e attivazione muscolare
Sempre più spesso ragazzini adolescenti o pre-adolescenti, invece di giocare per strada come si faceva una volta, sono rinchiusi in casa a giocare con i videogames, non arrivando nemmeno a fare 5-6000 passi giornarlieri.
E quando poi decidono di uscire per strada lo fanno con l’hoverboard sotto i piedi.
insomma che struttura fisica può svilupparsi se già in quella tenera età non si fa abbastanza movimento?
Da qui a 20 anni avremo una generazione che non sa cosa sia la coordinazione e molto sicuramente in sovrappeso (se già non lo sono, considerati gli ultimi dati statistici).
In questo punto 2 la parola chiave è il MOVIMENTO
Quale coordinazione svilupperanno mai questi ragazzini se non testano mai determinati movimenti nell’arco della giornata?
A causa di queste abitudini errate anche la postura ne risentirà e il giorno in cui decideranno di intraprendere un’attività fisica avranno grosse difficoltà nell’apprendere uno schema motorio, oltre che grandissime difficoltà a comprendere cosa sia la connessione mente-muscolo.
L’assenza quindi di movimento è la causa principale di una scarsa attivazione muscolare e ne consegue una pessima coordinazione motoria.
E’ superficiale ripeterlo: il movimento porta giovamento sul muscolo dal punto di vista estetico, aiuta la sua capillarizzazione, la sua capacità di gestire le sostanze energetiche e migliora la trasmissione degli stimoli nervosi dal cervello ai muscoli migliorando appunto velocità e coordinazione.
Non solo giovamenti sui muscoli ma anche:
- Alle ossa (al loro sviluppo in lunghezza, larghezza e spessore);
- All’apparato respiratorio (migliorando le capacità di endurance correlate alla respirazione potenziando la meccanica respiratoria, allenando il diaframma e conseguentemente riducendo i tempi di recupero dopo uno sforzo);
- All’apparato cardio circolatorio (aumentando la gittata sistolica, riducendo le pulsazioni a riposo, i tempi di recupero dopo uno sforzo, facilitando il ritorno venoso al cuore per essere riossigenato);
- Sulle articolazioni (mantenendo e preservando la fisiologica mobilità che per restare tale necessita di essere utilizzata al massimo delle sue possibilità di movimento – full ROM – ; irrobustimento delle capsule articolari che preservano da lussazioni e/o distorsioni).
Con l’ultima digressione sul discorso “articolazioni”, mi ricollego al
Punto 3: SCARSA MOBILITA’
Come l’esercizio fisico agisca sulle articolazioni e sui loro componenti come legamenti è risaputo, capsule e superfici articolari diventano più efficienti.
In età adolescenziale e pre-adolescenziale la mobilità solitamente è più elevata con una struttura tendineo-legamentosa più elastica, successivamente all’adolescenza con un aumento della massa magra questa elasticità potrebbe essere persa.
Ecco perché è fondamentale il lavoro con lo stretching: esso agisce sulle articolazioni migliorandone il grado di mobilità e di ampiezza articolare creando una situazione di miglior dinamismo.
La mobilità articolare è condizionata:
- Dalla struttura ossea dell’articolazione;
- Dalle sue componenti anatomiche e funzionali, come il grado di estensibilità dei legamenti, tendini e muscoli;
- Dalla bassa temperatura ambientale;
- Dall’insufficiente livello di riscaldamento del corpo.
Il movimento stimola la produzione di liquido sinoviale che consente un miglior funzionamento facendo si che i legamenti risultino più elastici e resistenti.
Compito del trainer sarà quindi quello di consapevolizzare il cliente sull’importanza della mobilità, sia pre che post-workout, educarlo all’utilizzo di elastici che abbiano lo scopo di migliorare questo fattore, insegnargli tecniche di allungamento idonee (stretching della catena posteriore con la tecnica Mezieres).
Questo e molto altro sarà trattato ampiamente durante il corso Excellent Trainer.
Cosimo De Angelis
Docente “Excellent Trainer”
1° classificato al campionato del mondo WNBF categoria Man Physique PRO