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Schemi mentali che trasformano un perdente in un campione.

marco bassi campione nbfi

Schemi mentali che trasformano un perdente in un campione.

Articolo 1 di 4.

Diciamocelo chiaramente, i corpi del body building sono attraenti, meravigliosi, stimolanti ed eccitanti, ma cosa sta dietro, o meglio, dentro, a questi corpi? Ovviamente non a tutti…

Negli altri sport un atleta arriva il giorno della performance al massimo della sua forma, sia fisica sia funzionale. Avete mai visto un ciclista al giro d’Italia che si appresta a fare il passo Gavia con 5-6 kg di sovrappeso? Oppure un centometrista in finale alle Olimpiadi talmente stanco dalla preparazione da non riuscire a finire i suoi fatidici 100 metri? Oppure un nuotatore che il giorno dopo la gara percorre i 100 delfino in due secondi meno della gara?

 

E allora perché nel body building succedono queste cose? Atleti che saltano con l’alimentazione e si presentano coperti sul palco quando una settimana prima erano al top. Atleti che non tengono una posa più di 15 secondi e poi crollano tremolanti oppure atleti (tantissimi) che sono più in forma il giorno dopo o 2 giorni dopo la competizione.

In quest’articolo non voglio analizzare le pratiche di preparazione e avvicinamento alle gare, tipo carboidrati sì, carboidrati no, oppure l’acqua come, dove e quando, ma vorrei andare un po’ più a fondo, ed entrare nei pensieri degli atleti che arrivano a “godere” di queste pratiche estreme nascondendosi dietro ad un no pain no gain, oppure a un insieme di luoghi comuni, che diciamocelo chiaramente, fanno comodo a chi crede fermamente che il sistema migliore sia quello.

 

Quale potrebbe essere il motivo di chi crede in certe situazioni e preparazioni?

Parlando con una ragazza in preparazione per una gara natural, dichiaratamente ex anoressica, alla mia domanda “allora come ci si trova mangiando così poco?” (la mia era ovviamente una battuta spiritosa, sapendo perfettamente che la sua preparatrice, esattamente come me, lavora tantissimo con la ciclizzazione dei carboidrati e quindi nessuno con lei fa la fame nera) la sua risposta che mi ha spiazzato è stata: “ma Ricky, con il passato che io ho avuto, per me mangiare così è stranissimo e non sempre gradito, poiché per me avere lo stomaco che gorgoglia è significato di avere raggiunto quello che voglio, ossia il digiuno”.

 

È ovvio che coscientemente un atleta non voglia soffrire mai, ma quali sono i pensieri depotenzianti che lo portano ad andare in direzione contraria della sua meta?

E le domande che mi sono fatto sono: cosa succede nella testa degli atleti quando decidono di affrontare una gara? Cosa pensano di trovare nella gara? (“nella” e non “alla”). Quali sono gli autosabotaggi (ossia le classiche cose che si fanno e con il senno del poi si dice “che stupidata che ho fatto!!!”) che uno si crea da solo? Perché alcuni atleti distruggono tutta la propria vita (lavoro, famiglia, amici) nascondendosi dietro ad una finta determinazione?

 

Ora cercherò di dare delle risposte un po’ precise facendo una premessa.

 

Come funziona la mente? Chi lo può sapere? Io vi dico il mio punto di vista…

La mente è divisa in 2 parti, e non mi riferisco a emisfero destro e sinistro ma conscio e subconscio.  Ora immagina un enorme iceberg!  Come ben saprai quello che emerge dall’acqua è solo un decimo di quello sott’acqua. Lo stesso è la nostra mente, un decimo è la parte conscia, quella adibita all’attività razionale, quella in grado di programmare e di calcolare, inoltre nella nostra mente conscia si trova il sistema nervoso volontario, ossia quella parte del SN che viene azionato volontariamente, ad esempio nell’azione di sollevare un bicchiere, lo si fa pensando di sollevarlo. I restanti 9 decimi, quelli sott’acqua, sono la parte subconscia. Ma se nella nostra parte conscia c’è la razionalità, cosa c’è in quella subconscia?

 

Sostanzialmente 4 cose, e ora ve le elenco.

 

SISTEMA NERVOSO AUTONOMO: il nostro SNA è quello adibito alle operazioni di vita del corpo che se dovessimo “pensare” per metterle in pratica diventeremmo pazzi. Prova a pensare come sarebbe se ti dimenticassi di far battere il cuore, o se dovessimo far dilatare coscientemente le pupille quando la luce si abbassa, oppure dover coscientemente scegliere di sudare quando la temperatura corporea si alza.

 

EMOZIONI: sono il frutto involontario di reazioni chimiche del nostro corpo, e non sono comandate a livello cosciente. Possiamo scegliere di essere tristi un attimo prima e incredibilmente felici subito dopo senza fingere? Ovviamente no…

 

MEMORIA: è come un enorme hard disk dove al suo interno risiede ogni cosa vista, sentita, gustata, toccata o fiutata dalla nascita sino a oggi. Poi la memoria ha un andamento verticale, nel senso che noi non possiamo ricordare SEMPRE tutto perché impazziremmo, quindi se vogliamo ricordare quello che abbiamo mangiato ieri, dobbiamo pensarci (e il nostro cervello creerà un’immagine) e la memoria porterà il ricordo dalla parte subconscia a quella conscia, per poi riportarla sotto il momento in cui non ci serve più. Alcuni ricordi sono talmente reconditi che rimangono sotto anche per una vita intera o sino a che un qualcosa non li richiama a galla.

 

Come abbiamo visto sopra, la mente funzione per immagini ed è pure un po’ presuntuosa, ossia non ammette ignoranza. Faccio un esempio per spiegarmi meglio. Quando faccio cadere una matita su di un tavolo mentre tengo gli occhi chiusi, immediatamente il cervello, cerca nella sua memoria un qualcosa che abbia un rumore uguale o simile, e in questo caso il risultato sarà un’immagine riportante una bella MATITA. Se nel nostro hard disk non c’è la matita perché abitiamo in una parte del globo dove non usano matite, il nostro cervello farà uscire un’immagine più simile possibile (pezzetto di legno).

 

Ma perché mai vi ho spiegato tutto questo?

Ora proviamo a mettere insieme il tutto…

Un bambino, all’incirca 3-4 anni, giocando con un cane viene morso. Ora questo bambino cosa registrerà? Un’immagine (cane che lo morde), una reazione fisiologica (dolore lancinante, produzione di adrenalina), e un’emozione (paura, panico). Queste 3 cose ben miscelate tra di loro andranno a infilarsi in maniera stabile nell’hard disk della memoria.

Il bambino cresce, e il ricordo dell’episodio è oramai nelle zone “basse” della nostra memoria, ossia non si ricorda minimamente dell’episodio, ma alla vista di un cane la memoria cercherà dal suo hard disk un’immagine simile, e con essa estrarrà la reazione fisiologica insieme all’emozione a essa correlata, e il risultato sarà che questo ragazzone oramai cresciuto ha paura di un cane che non lo guarda neanche ! il tutto inspiegabilmente, visto che il ricordo rimane ben sotto il filo della coscienza.

Questo viene chiamato evento traumatico.

 

E ora ditemi quanti body builder hanno mollato le gare ed anche gli allenamenti per non fare più nulla di nulla, imprecando al body building e alle palestre, senza metterci più piede per il resto dei loro giorni, dopo che per mesi e mesi hanno sofferto in maniera incredibile e combattuto con una preparazione disumana, e una volta sul palco il risultato è stato un piazzamento deludente? Ovviamente stiamo parlando di una parte piccola, ma comunque abbastanza nutrita, Io ne conosco alcuni, io stesso 23 anni fa subii la stessa cosa, portandomi lontano dai palchi, ma non dalle palestre (per fortuna), per 20 anni.

 

Ma proviamo a risalire alle cause di tale scelta devastante che porta poi a “subire” una preparazione invece che “viverla”.

 

Abbiamo visto che il subconscio è 9/10 della mente, quindi la mente razionale non può nulla se la mente subconscia non è indirizzata dalla stessa direzione… il classico io non vorrei, ma è più forte di me !

 

Ora torniamo da quel bambino… tempo fa c’era una pubblicità/progresso che diceva: <<se dirai ad un bambino che è stupido e continuerai a dirglielo, alla fine ci crederà>>. Proprio come diceva quella pubblicità, se diciamo a un bambino che è stupido, nella sua mente si creerà un’immagine di se stesso che si comporta in maniera errata e/o goffa, insieme a questa immagine si genererà un’emozione (delusione, frustrazione, vergogna) e una reazione fisiologica (respiro corto e chiusura posturale) che andranno a registrarsi nella memoria.

La buona notizia è che se al bambino viene detto solo una volta non succederà nulla, ma se gli verrà detto decine di volte al giorno per anni, il messaggio inizia a insinuarsi e stabilirsi ben radicato nella memoria e il bambino inizierà a credere veramente di essere stupido, e credendoci si comporterà come tale… ossia da stupido! e più si comporterà da stupido e più si auto confermerà di essere stupido credendoci sempre di più, creando un circolo vizioso. Se un bel giorno questo bambino, oramai ragazzo, riuscirà a fare qualcosa di buono e qualcuno gli dirà: “che bravo !!! sei in gamba !!!” lui rifiuterà il complimento dicendo: “ma figurati, non ho fatto niente di particolare, solo una stupidata !!!” rendendo stupide anche le cose di gran valore.

 

E ora immaginate un bambino che cresce in una famiglia dove l’idea della vita è LAVORO = SOFFERENZA oppure VITA = SOFFERENZA o anche SE NON SOFFRI NELLA VITA NON OTTERRAI NULLA (in pratica quasi tutti, perché è nell’immaginario collettivo di noi italiani), secondo voi che idea potrà avere di ogni cosa che farà? Che idea potrà avere di una preparazione di body building che notoriamente non è una disciplina del tutto morbida? Sicuramente il suo registro inconscio sarà: PIU’ SOFFRO E PIU’ OTTENGO !!! arrivando a soglie inaudite di sofferenza, sino a mollare poi tutto perché troppo duro, oppure tenere duro a tal punto da farsi parecchio male invece che del bene, arrivando sul palco (o in spiaggia) alle condizioni descritte all’inizio.

Aggiungiamo che, purtroppo, in tutto il mondo una parte della cultura riguardante il nostro mondo arriva da una pratica dopata fatta di estremismi e sofferenza. Ovviamente se una parte della cultura riguardante il body building ha una visione alterata della salute e del rispetto del corpo, le immagini che circolano con l’abbondante aiuto dei social network saranno estreme, ed un ragazzo che si avvicina alla nostra disciplina che ha nella mente il registro VITA=SOFFERENZA la scelta che farà sarà sicuramente quella. E ora, secondo voi perché le pratiche dopate sono così estreme (sempre da un punto di vista mentale e non puramente tecnico o chimico)?

 

Quando ero ragazzo frequentavo una palestra dove girava di tutto e di più (negli anni 80 gli anabolizzanti li compravi i farmacia come un multivitaminico), e mi ricordo che il campione locale che preparava tutti i suoi ragazzi chiamava i cicli di anabolizzanti con il termine di “terapie” o “cure”!!! Ma una “terapia” o una “cura” è una pratica che si esegue per guarire e non per crescere a livello muscolare. Quindi vi lascio capire il registro mentale di chi si considerava malato e si curava facendo terapie o cure per essere grosso e tirato.

 

Sicuramente la mancanza di rispetto per se stesso arriva ai massimi livelli, e andare a cercare le cause di tale mancanza di rispetto è lavoro di psicoterapeuti veramente in gamba.

 

È per questo che il lato oscuro del body building non è solo negli anabolizzanti, ma soprattutto nella mentalità delle persone che si approcciano a tale disciplina, spesso si vedono persone che fanno abuso di integratori, oppure di alimenti proteici, effettuando allenamenti distruttivi e alimentazioni estreme che portano alla sofferenza totale del corpo, della mente e dell’anima (o dell’animo se non siete spirituali) sia che si usino anabolizzanti sia che non si usino.

Questa è quella che io chiamo MENTALITA’ DOPATA, il doping è illegale, la mentalità dopata no. Quindi secondo me il problema del nostro mondo, non sta solo ed esclusivamente nel doping (non fraintendetemi… sono fortemente contrario) ma anche e soprattutto in chi divulga queste pratiche senza sapere che ci sono altri modi ed altre strade, trovando campo facile su ragazzi che magari non solcheranno mai un palco, ma che portano in giro l’immagine di “gonfiati” che verrà generalizzata anche nei confronti chi assolutamente non lo è, e purtroppo questo accade anche nel mondo natural.

 

Con questo ed i prossimi articoli, voglio divulgare, sensibilizzare e aiutare i ragazzi oltre che gli operatori del settore (quelli che sono a contatto con i ragazzi, ossia gli istruttori, i personal trainer e i preparatori) nel passare un modo, un sistema, un metodo fatto soprattutto di buon senso che abbia basi scientifiche.

 

Concludo dandovi una buona notizia. Se la mente si programma così bene in negativo, si può programmare altrettanto bene in positivo. Come? Magari ne parliamo in un secondo momento…

Grazie dell’attenzione e AVANTI VELOCI (il mio motto)

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